Cookie Consent by Free Privacy Policy website Parità di genere nel lavoro solo nel 2061. Italia oggi all'ultimo posto in Europa
ottobre 01, 2021 - Stati Generali Mondo Lavoro

Parità di genere nel lavoro solo nel 2061. Italia oggi all'ultimo posto in Europa

Torino, 28 settembre 2021_Nutrito il panel di relatori chiamati a confrontarsi sul tema di grande attualità. Nella sessione dedicata alla leadership femminile: Manuela D’Onofrio, Head of Group Investment and Product platform UniCredit; Nadia Dosio, Vice President e Head of Assurance and Internal Audit ContourGlobal; Anna Gionfriddo, Brand Lead & Operations Director presso Manpower Group; Marina Verderajme, Presidente Nazionale GIDP-HRDA. Il pomeriggio, sul tema della gender equality, la conversazione, moderata da Enrico Gambardella, presidente Winning Women Institute, che si occupa, tra l’altro, del percorso che le aziende devono seguire per ottenere la certificazione gender equality: Tindara Addabbo, Docente e ricercatrice Idem Mind the Gap; Lucilla Bottecchia, Senior partner Wise Growth, responsabile area empowerment femminile; Edvige Della Torre, Owner EDWI HR e Organization & #people Development; Francesca Zoppi, Sustainable Development Specialist.

Se nel mondo, secondo Accenture, la parità di genere sul lavoro si raggiungerà nel 2171 (era prevista nel 2121 fino a prima del Covid) sembra che da noi si possa sperare nel 2061. Ma queste date cambiano continuamente e a poco servono se non a mettere in evidenza che siamo indietro. Tanto che in termini di gender equality l’Italia è sotto la media Europea e nello specifico del lavoro è all’ultimo posto. Perché?

Sicuramente per una questione culturale. Le opinioni dei relatori fanno emergere chiaramente che se tra i giovani (Generazione X, Millennials, giovanissimi) non occorre nemmeno parlare di equità (è un concetto scontato), più sale l’età media, più salgono i pregiudizi: i baby boomer sono meno inclini a considerare le donne in modo paritetico, guardano alla maternità di una collaboratrice come all’indizio di una scelta di vita in senso opposto alla carriera e addirittura, talvolta, considerano poco adatti a ruoli di leadership anche i colleghi più giovani che hanno stili di relazione meno “maschili”: poco assertivi in azienda e collaborativi nelle questioni domestiche.

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare