Cookie Consent by Free Privacy Policy website Marina Abramović.. The Cleaner, a Palazzo Strozzi, Firenze
settembre 27, 2018 - Palazzo Strozzi

Marina Abramović.. The Cleaner, a Palazzo Strozzi, Firenze

Dal 21 settembre 2018 al 20 gennaio 2019 Palazzo Strozzi ospita la prima grande #mostra retrospettiva italiana dedicata a Marina Abramović, una delle personalità più celebri e controverse dell’arte contemporanea, che con le sue opere ha rivoluzionato l’idea di #performance mettendo alla prova il proprio corpo, i suoi limiti e le sue potenzialità di espressione. L’esposizione nasce dalla collaborazione diretta con l’artista, proseguendo così la serie di mostre che stanno portando a Palazzo Strozzi i maggiori rappresentanti dell’arte contemporanea a livello globale, come Ai Weiwei (2016), Bill Viola (2017), Carsten Höller (2018). 

L’evento si pone come una straordinaria rassegna che riunisce oltre 100 opere dell’artista, offrendo una panoramica sui lavori più famosi della sua carriera, dagli anni Sessanta agli anni Duemila, attraverso video, fotografie, dipinti, oggetti, installazioni e la riesecuzione dal vivo di sue celebri #performance da parte di un gruppo di performer specificatamente selezionati e formati in occasione della #mostra. 

Per la prima volta una donna sarà protagonista assoluta di una #mostra di Palazzo Strozzi. Marina Abramović ha raccolto la sfida di utilizzare il palazzo rinascimentale come luogo espositivo unitario, unendo Piano Nobile, Strozzina e cortile, confrontandosi con un contesto unico e ricco di sollecitazioni. Il lavoro di Marina Abramović ci parla di ricerca e desiderio di sperimentare la trasformazione emotiva e spirituale. Come ricorda l’artista, il titolo dell’esposizione, The Cleaner, fa riferimento a un particolare momento creativo ed esistenziale, ad una riflessione dell’artista sulla propria vita: 

«Come in una casa: tieni solo quello che ti serve e fai pulizia del passato, della memoria, del destino». 

Con questa #mostra riflette sulla propria lunga carriera in un luogo speciale come Palazzo Strozzi, e proprio in Italia, un paese che ha un significato importante nella biografia e nell’evoluzione del suo percorso artistico. La #mostra diviene una straordinaria occasione per scoprire la complessità dell’arte di Marina Abramović, i cui lavori spaziano da azioni forti, violente e rischiose a scambi di energia gestuali e silenziosi, fino a veri e propri incontri con il pubblico, che negli ultimi anni è diventato sempre più protagonista nelle sue opere. 

LA MOSTRA 

L’esposizione – in cui per la prima volta sarà la voce dell’artista ad accompagnare i visitatori nell’innovativa audioguida – ripercorre le principali tappe della carriera dell’artista che esordisce giovanissima a Belgrado come pittrice figurativa e poi astratta. Di questa produzione sono esposte opere inedite come l’Autoritratto del 1965 e i dipinti delle serie Truck Accident (1963) e Clouds (1965-1970) in cui si ripetono ossessivamente violenti incidenti di camion e nuvole quasi astratte, lasciando già intravedere la tensione di un’arte che va verso l’immaterialità e che pone il corpo umano come elemento centrale della sua ricerca. È negli anni Settanta che inizia il lavoro nella #performance attraverso l’utilizzo diretto del proprio corpo, come testimoniato in #mostra da opere come la serie Rhythm (1973-1974) e Thomas Lips (1975) in cui l’artista si espone a dure prove di resistenza fisica e psicologica, Art Must Be Beatiful/Artist Must Be Beatiful (1975), dove, nuda, pettina i propri capelli fino a far sanguinare la cute, o The Freeing Series (Memory, Voice, Body, 1975), nella quale mette alla prova la capacità di resistenza individuale attraverso estenuanti azioni ripetitive di parole, suoni e gesti. Nel 1975 conosce l’artista tedesco Ulay con cui nasce un rapporto sentimentale e professionale il cui simbolo è il furgone Citroën in cui i due hanno vissuto, viaggiando incessantemente in Europa per tre anni e che sarà esposto nel cortile di Palazzo Strozzi. Insieme creano celebri #performance di coppia come Imponderabilia (1977), dove il pubblico è costretto a passare attraverso i corpi nudi dei due artisti come fossero gli stipiti di una porta, e che viene interrotta dalla polizia, o azioni come Relation in Space (1976) e Light/Dark (1977) e in cui sperimentano l’incontro/scontro tra energia femminile e maschile. Negli anni Ottanta Marina e Ulay intraprendono viaggi di ricerca e studiano le pratiche di meditazione in Australia, India e Tailandia. Ne nascono opere come Nightsea 

Marina Abramović. The Cleaner 

Firenze, Palazzo Strozzi 21 settembre 2018-20 gennaio 2019 #marinaflorence; #abramovicitaly #marinabramovic 

 

 

 

Crossing (1981-1987), in cui rimangono immobili l’uno di fronte all’altra per ore, e Nightsea Crossing Conjunction (1983), in cui vengono messe in contatto le culture aborigena e tibetana. La fine della loro relazione sentimentale e professionale si celebra nel 1988 con la #performance The Lovers (1988) dove i due artisti si incontrano per dirsi addio a metà della Grande Muraglia cinese, dopo aver percorso a piedi duemilacinquecento chilometri ciascuno, partendo lei dall’estremità orientale e lui da quella occidentale. Negli anni Novanta il dramma della guerra in Bosnia ispira l’opera Balkan Baroque (1997), con cui Abramović vince il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, del 1997, che diviene metafora contro tutte le guerre: all’interno di un buio scantinato l’artista pulisce una ad una mille ossa di bovino raschiando pezzi di carne e cartilagine mentre intona canzoni della tradizione popolare serba. Legate al mondo balcanico e alle proprie complesse dinamiche familiari sono inoltre presentate in #mostra opere come The Hero (2001) dedicato al padre, eroe della resistenza, o il controverso ciclo Balkan Erotic Epic (2005). Parallelamente Abramović porta avanti una ricerca sulle tematiche di meditazione e trascendenza che trovano espressione nei Transitory Objects (1995-2015): non sculture, ma strumenti per viaggi interiori, realizzati con materiali come il quarzo o l’ossidiana, dotati di una particolare carica energetica. Col passare degli anni la sua #arte performativa, effimera per definizione, si dilata nel tempo: dalle poche ore delle #performance degli anni Settanta a The Artist is Present (2010), in cui al MoMA di New York, muta e immobile – per più di settecento ore nell’arco di tre mesi – ha fissato milleseicentosettantacinque persone che si sono avvicendate davanti a lei, sottolineando così il valore di una comunicazione energetica e spirituale tra artista e pubblico come elemento fondamentale del suo lavoro. 

Infine, grazie alla rinnovata collaborazione di Palazzo Strozzi con l’Opera di Santa Maria del Fiore, due opere saranno eccezionalmente esposte al #museo dell'Opera del Duomo in dialogo con capolavori come la Pietà Bandini di Michelangelo. Si tratta di una fotografia della Pietà (Anima Mundi) (1983/2002) e del video The Kitchen V, Carrying the Milk (2009). Nella prima Marina Abramović reinterpreta l’iconografia sacra della Pietà e nella seconda rende omaggio alla mistica santa Teresa d’Avila. 

RE-PERFORMANCE E “ABRAMOVIĆ METHOD”
La #mostra trova una sua fondamentale caratteristica nelle re-performance che si alterneranno ogni giorno all’interno dell’esposizione, rendendo Palazzo Strozzi uno spazio mutevole e in costante trasformazione, con Imponderabilia, Cleaning the Mirror e Luminosity negli spazi del Piano Nobile e con The Freeing Series (Memory, Voice, Body) nella Strozzina. Per mantenere vive le sue opere, che altrimenti esisterebbero solo come documentazione d’archivio, Marina Abramović usa infatti la re-performance come metodo e pratica di lavoro, come testimoniato dal celebre ciclo Seven Easy Pieces (2005) realizzato al Guggenheim Museum di New York, in cui ha replicato sette storiche #performance di artisti come Valie Export, Vito Acconci, Bruce Nauman, Gina Pane, Joseph Beuys e lei stessa. Attraverso il Marina Abramović Institute for the Preservation of #performance Art (fondato nel 2010) e con il cosiddetto “Abramović Method”, sviluppato nel corso della sua carriera come pratica fisica e mentale per realizzare una #performance, l’artista ha inoltre posto le basi per oltrepassare il carattere effimero delle sue opere e reinventare l’idea stessa di #performance nel XXI secolo. Coinvolgendo spettatori e performer diversi, la #performance stessa cambia rinnovandosi nei diversi contesti in cui viene replicata. 

«Palazzo Strozzi conferma la sua vocazione per il contemporaneo e lo fa con la prima grande retrospettiva italiana dedicata a Marina Abramović, una delle più iconiche figure artistiche del nostro tempo – dice Arturo Galansino, Direttore Generale e curatore della #mostra di Palazzo Strozzi – che con la sua ricerca artistica ha attraversato mezzo secolo sfidando i nostri limiti, reinventando il rapporto con il pubblico, riconfigurando il concetto stesso di #performance e entrando indelebilmente nell’immaginario collettivo». 

Sabato 22 settembre alle ore 15.30 l’artista sarà protagonista dello speciale appuntamento, sold out, Marina Abramović Speaks organizzato dalla Fondazione Palazzo Strozzi presso il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. In conversazione con Arturo Galansino, l’artista affronterà alcuni temi del suo percorso esistenziale e creativo, ripercorrendo le tappe della sua carriera dagli esordi in Serbia alle ultime grandi #performance in tutto il mondo. 

In collaborazione con l’Opera di Santa Maria del Fiore sarà inoltre disponibile uno speciale biglietto congiunto (€ 16,00 intero, € 6,00 ridotto scuole) con cui sarà possibile visitare la #mostra insieme al Battistero di San Giovanni e al #museo dell’Opera del Duomo. 

La #mostra è organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, prodotta da Moderna Museet, Stoccolma in collaborazione con Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk e Bundeskunsthalle, Bonn. A cura di Arturo Galansino, Fondazione Palazzo Strozzi, Lena Essling, Moderna Museet, con Tine Colstrup, Louisiana Museum of Modern Art, e Susanne Kleine, Bundeskunsthalle. Con il sostegno di Comune di #firenze, Camera di Commercio di #firenze, Regione Toscana, Associazione Partners Palazzo Strozzi. Con il contributo di Fondazione CR #firenze. Sponsor Unipol Gruppo 

Marina Abramović. The Cleaner 

Firenze, Palazzo Strozzi 

21 settembre 2018-20 gennaio 2019 

T. +39 055 2645155 www.palazzostrozzi.org 

 

 

Extensive exhibition reflects on Marina Abramović’s close relationship with Italy. First major exhibition at Palazzo Strozzi devoted to a female artist 

From 21 September 2018 to 20 January 2019, Palazzo Strozzi will host Italy's first retrospective devoted to the work of Marina Abramović, one of contemporary arts most celebrated and controversial figures. 

Abramović revolutionised the idea of #performance art, testing the limits of her body and its potential for creative expression. Italy was chosen by the artist as an important stop for this major retrospective exhibition, as the country has played a significant role in Abramović’s life and in the development of her art. Abramović’s work flourished in the time she spent in Italy in the 1970s – when she enjoyed international success with performances in Rome, Milan, Naples, Venice and Bologna. 

The Cleaner also marks the first exhibition at Palazzo Strozzi devoted to a female artist. Marina Abramović will exhibit throughout the entire venue, interacting with this unique Florentine site across the piano nobile, its famed courtyard and the underground ‘Strozzina’, her work acting as a reminder of the value the Renaissance period placed in the individual. 

“In the past 50 years #marinaabramovic has made an indelible mark on our collective imagination", said Arturo Galansino, Director General of the Strozzi. "She's constantly challenged the space between the artist and the audience, and her relationship with Italy since the 1970s have informed her #performance like no other country. "The Palazzo Strozzi exhibitions are created specifically for the unique Renaissance context of Florence - and #contemporaryart plays an essential role within this. I been conscious for some time that the Strozzi had yet to dedicate its entire space to a leading, female artist and this deep-routed connection that #marinaabramovic feels to Italy made her the the obvious choice." 

As the artist tells us, the exhibition title, The Cleaner, refers to a specific creative and existential moment, a reflection by the artist on her own life: "Like in a house, you only keep what you need and you clean away your past, your memory, your destiny".
This mesmerising retrospective brings together
100 works by the artist, offering visitors an overview of the most celebrated pieces in her career stretching from the 1960s to the 2000s - with videos, photographs, paintings, objects, installations and re-enactments of her celebrated live performances by a group of artists specially selected and trained for the show. 

The exhibition, in which for the first time the artist's voice will accompany the visitors through the innovative audio guide, includes works which were performed in Italy during a period of considerable success for the artist, including her seminal Rhythm (1973-5) works and Imponderabilia (1977), where the audience was forced to pass between the naked bodies of Abramović and her then partner, German artist Ulay, who were standing either side of a doorway. Abramović and Ulay lived in a Citroën van, traveling ceaselessly around Europe for three years - the van will be displayed in the courtyard of Palazzo Strozzi. 

Marina Abramović. The Cleaner 

Florence, Palazzo Strozzi 21 September 2018–20 January 2019 

www.palazzostrozzi.org 

Instagram & Twitter: @palazzostrozzi / #abramovicitaly; #marinaflorence; #marinabramovic